venerdì 8 gennaio 2010

il Centro - PIERLUIGI MANTINI: «L’AQUILA, LEGALITÀ PER LA RICOSTRUZIONE»

il Centro - Venerdì 8 gennaio 2010

L’AQUILA, LEGALITÀ PER LA RICOSTRUZIONE

di PIERLUIGI MANTINI

Le risultanze delle perizie disposte dalla Procura sulla Casa dello Studente dell’Aquila hanno generato sconforto e sgomento. Sarà il processo a stabilire le precise responsabilità e ad emanare le relative condanne. Ma quanto emerge è grave, assai grave.

Il punto essenziale è come si sia potuto autorizzare il cambio di destinazione d’uso di un magazzino in un residence universitario, senza i dovuti controlli pubblici sulle strutture.

C’è un problema di rispetto della legalità che riguarda il passato ma anche il presente e il futuro. Legalità non intesa come formalismo burocratico o ricerca ossessiva della sanzione penale ma come principio del diritto, della convivenza civile, dello sviluppo economico e sociale, delle competenze di ciascuno.

In questa difficile fase storica, L’Aquila e il territorio della ricostruzione hanno bisogno di una forte cura di legalità, in tutti i campi.

Per carità di patria, farò solo qualche esempio. Finora a L’Aquila non si sono quasi fatte gare per gli affidamenti dei lavori e dei “puntellamenti” con la giustificazione, non sempre legittima, della “somma urgenza”.

Si continua a non farne neppure per la grave questione dello smaltimento e del riciclo delle macerie, che non è stata affrontata da Bertolaso e dalla Protezione civile, ed affrontata malissimo dagli enti locali.

Si continua nella confusione e negli affidamenti diretti da parte del cosiddetto “tavolo tecnico”, con l’idea che la soluzione sia quella di riempire le cave esistenti con gli inerti, mentre la soluzione principale è certo quella del riciclo degli inerti e del riutilizzo del calcestruzzo “povero” prodotto.

Ma per fare ciò occorrerebbe mettere a disposizione del mercato poche grandi aree e fare una gara seria tra imprenditori seri ossia dotati delle attrezzature e delle qualifiche necessarie per legge. Ma non si fa. Non si rispetta la legge, la concorrenza, il mercato efficiente, non si rispettano gli interessi pubblici e le macerie stanno ancora là.

Prevalgono localismi, inefficienze, clientelismi politici. In qualche caso le gare per gli affidamenti dei lavori si iniziano a fare, con procedura abbreviata, ad esempio per le demolizioni. Ma vincono offerte con ribassi anche superiori al 70% e non risulta che il Comune dell’Aquila abbia provveduto ai dovuti riscontri dell’anomalia delle offerte.

Se non si procede con questo metodo, prescritto dalla legge, e con rigore, la ricostruzione potrebbe finire nelle mani di mafia e camorra o di imprese che lavorano sottocosto, speculando sul lavoro nero o sulle varianti in corso d’opera. Oppure si dovrebbe ammettere che le valutazioni poste a base delle gare da parte del Comune dell’Aquila sono a tal punto esagerate da giustificare simili ribassi.

E che dire del fatto che le stesse graduatorie per l’assegnazione dei moduli abitativi del progetto C.A.S.E. risultano prive di punteggio? Come si può sopportare un tale livello di illegalità e dunque di inefficienza?

Finché il diritto sarà calpestato, le professionalità trascurate, la politica continuerà a travalicare i propri limiti, la difficile sfida della ricostruzione sarà a rischio.

Il Commissario Chiodi, la nuova governance tecnica guidata da Gaetano Fontana, tutti, abbiamo chiaro che senza legalità non c’è efficienza e, come ha ammonito di recente il New York Times, c’è il rischio che le “opportunità per L’Aquila svaniscano”. Non possiamo consentirlo, ognuno faccia il suo dovere.

È tempo di esporre un Master Plan della ricostruzione e di avere regole certe e moderne, anche attraverso una legge regionale di principi e procedure. Occorre sconfiggere la cultura dell’emergenza, che tutto giustifica, e non ci aspettiamo un governo del futuro “per ordinanze e deroghe”.

Quando abbiamo promosso la candidatura di L’Aquila Capitale Europea della Cultura 2019 lo abbiamo fatto credendo in un sogno che vogliamo vivere ad occhi aperti.


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