giovedì 31 gennaio 2008

Grandi opere e consenso, lo sviluppo corretto

La realizzazione di infrastrutture e opere civili, com’è noto, è uno dei fattori primari per lo sviluppo economico e industriale di una Regione. Ma spesso la realizzazione di queste opere subisce forti contestazioni da parte del territorio.

Si stima, infatti, che nel nostro Paese oltre il 90% delle grandi opere subiscano contestazioni dalle comunità locali che causano forti ritardi e ostacoli alla realizzazione delle stesse, spesso con conseguenze gravi in termini di mancato sviluppo, tensioni sociali, perdita di competitività e di risorse.

Tale reazione delle comunità locali è comprensibile e spesso prevedibile. Chi di noi vuole che si metta un inceneritore di rifiuti o un viadotto autostradale vicino la propria casa. Infatti, il problema è noto come Sindrome NIMBY, che sta per “non nel mio cortile” in inglese (Not In My Back Yard).

Anche se le modalità di opposizione si esprime in diverse forme, è tuttavia evidente un comune denominatore: le forze sociali locali e i singoli cittadini non delegano più le decisioni ai rappresentanti istituzionali. La gente vuole capire, farsi un’opinione, avere un ruolo decisionale. La gente vuole contare.

I dibattiti su progetti come il Centro Oli Eni ad Ortona, la “metropolitana di superficie” all’Aquila e le numerose proposte per impianti di smaltimento rifiuti e termovalorizzatori nella Marsica sono solo alcuni dei più recenti esempi sul territorio abruzzese del fenomeno NIMBY in atto.

Ma è solo lo spirito contestatore che contraddistingue il nostro Paese o c’è una ragione più profonda per la paralisi decisionale sulle infrastrutture? Ferpi (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, che associa i professionisti della comunicazione) ed Eurisko hanno recentemente realizzato un’indagine dal titolo “Gli Italiani e le Infrastrutture” e i numeri emersi dalla ricerca sintetizzano la sensazione di esclusione vissuta dai cittadini. Infatti, se il 74% degli italiani ritiene inadeguate le infrastrutture del Paese, una percentuale altrettanto alta (il 77%) dichiara di non essere informata a sufficienza; e addirittura l’82% afferma che una migliore comunicazione aiuterebbe ai fini del consenso sull’opera.

In tutti i casi di tensioni sociali e proteste, nate attorno ai progetti infrastrutturali, si lamentano lacune da chi propone l’intervento nell’ascolto preventivo dei cittadini.

Questi dati mettono in luce l’esigenza di avviare, ancor prima di un iter autorizzativo snello e ben identificato, un sistema di ascolto delle comunità locali e della cittadinanza, al fine di favorire il consenso intorno alla realizzazione delle grandi opere pubbliche.

Analisi preliminare delle aspettative dei cittadini, individuazione di nuovi canali e strumenti per favorire una migliore relazione, allargamento dei punti di vista e soprattutto delle argomentazioni pertinenti sono i primi passi da compiere per far sì che cittadinanza e opinione pubblica contino veramente (senza dimenticare che le rimostranze dell’opinione pubblica possano anche portare migliorie al progetto stesso).

È troppo facile incolpare le comunità locali che si oppongo ad un dato progetto di non aver capito bene, o di lamentarsi delle (pur frequenti e reali) campagne di strumentalizzazioni promosse di chi ha in realtà altri fini. Una delle regole base della comunicazione è che tocca sempre a chi comunica la responsabilità di assicurare che venga recepito, come spera, il proprio messaggio. È, quindi, compito di chi propone un progetto di infrastrutture di assicurare che venga accettato dalla comunità.

Di Joshua Lawrence

Delegato Territoriale FERPI Abruzzo-Molise

6 commenti:

GrowingAbruzzo ha detto...

NDR apparso prima su Il Centro il 7 novembre 2007, al p.10

Anonimo ha detto...

la sindrome di nimby la avrai tu...caro il nostro fenomeno

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
GrowingAbruzzo ha detto...

he he he carissimo "anonimo", c'è l'ho, uno a 100 metri da casa, un'alra idea genaile appena approvata di nascosto a Natale a 500 metri, è uno vecchio vicino la casa sul Piano di Navelli.....
ne sono stufo

GrowingAbruzzo ha detto...

a chi ho cancellato il post: il post l'ho ripubblicato su www.primadanoi.it, il posto adatto. Non era adatto a questo luogo perche qui si parla di comunicazione e sviluppo in senzo più largo, lì si deve mettere le proteste. sarei molto felice, pero, di avere il tuo parere su quanto scrivo qui.

GrowingAbruzzo ha detto...

comunque
redo veramente che la maggior parte dei progetti di infrastrutture devono o essere fatte (con l'input della comunita impattata) o che proprio grazie all'ascolto si capirà di non farlo.

lo so, sogno. Ma solo a partire dai sogni si può migliorare il mondo.

Se c'è il petrolio di mezzo, mi sembra difficilissimo bloccarlo per sempre. Ma a mitigare si può: siccurezza, fondi finanziati oggi per riqualificare domani, sicurezza, spostare struttre in vecchie zone industiali distanti, ecc.

Ma potrei anche sbagliarmi, non ho studiato le carte, ne sono ingegnere